Oggi si ricordano tutte quelle donne che sono state vittime di violenza da parte di ex fidanzati, mariti o compagni, credendo erroneamente di essere state amate.
Il mio pensiero va ad una giovane donna che chiamerò convenzionalmente Anna, che, dopo aver subito violenza fisica e psicologica da parte di un fidanzato, ha trovato il coraggio di raccontare la sua “Storia malata”, su una barella di un DEA dell’ospedale, mentre accusava fortissimi attacchi di panico, resistenti ai farmaci…In quella circostanza, Anna ha rivelato l’identità del suo fidanzato al personale ospedaliero e i suoi genitori, ai quali era stato tenuto nascosto quel legame, per paura che non fosse approvato,
A soli due mesi da quell’episodio, Anna, dopo aver trovato il coraggio di parlare e di “esprimere il suo non detto”, frequenta seppure con fatica la scuola e consegue un buon rendimento scolastico.
I suoi attacchi di panico sono diminuiti molto, ma quando si presentano, Anna li ascolta, si domanda da dove derivino e ne prende consapevolezza, accettandoli.
La sua rete sociale e amicale è cambiata, ma Anna trova il coraggio, seppure tutelandosi, di uscire fuori dalle mure protette di casa e della scuola.
Il fidanzato è stato denunciato appena Anna è stata dimessa dal DEA e la ragazza sta affrontando il suo percorso di psicoterapia.
La relazione con i genitori, dopo un loro iniziale senso di impotenza e di mancanza di fiducia nei suoi confronti, sta, cambiando…Anna sta capendo dove l’abbia portata la mancanza di comunicazione e sta pagando il prezzo del suo “non detto”, con grande maturità…La mia profonda stima e vicinanza va ad Anna e alla famiglia per il coraggio e l’animo da guerrieri, con il quale stanno affrontando la loro delicata situazione familiare…Vorrei che la storia di Anna fosse un esempio per tutte le giovani donne che come lei non si sono affidate e non si fidano delle persone che potrebbero tutelarle e proteggerle…(soprattutto i genitori).
Il mio appello accorato è “Parlate, denunciate e non nascondetevi…Affidatevi a persone esperte e non vergognatevi di nulla…” Si devono vergognare piuttosto “quegli esseri” (che non possono definirsi uomini), che hanno calpestato la loro dignità di persone e donne, trattandole come oggetti…
Dott.ssa Sonia Costalla